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L'autointervista dell'attuale presidente della regione Calabria, è un tentativo di temperare l'enfasi che circola nel nostro paese sul ruolo salvifico del federalismo. Se è vero che il federalismo (quello fiscale in particolare) spingerà tanti territori ad evitare sprechi di risorse appartenenti alla comunità nazionale e quindi a perseguire un più adeguato livello di responsabilità delle classi dirigenti che governano, è anche vero che è destinato a mostrare le ingenti disparità esistenti tra un territorio e l'altro dell'Italia. Una consapevolezza, questa, presente nel governo, che, nel depositare alla Camera il relativo testo di legge, si è dichiarato impotente a stabilire preventivamente i costi che il federalismo fiscale comporta per le finanze italiane, già dissestate da un imponente debito pubblico. C'è poi una domanda, che serpeggia nell'autointervista, destinata a rappresentare l'assillo dominante di queste pagine: che fine farà l'unità del paese messa cosi a dura prova da spinte contrapposte? Non sfugge a nessuno, infatti, che gli obiettivi che il Nord ed il Sud del paese sembrano inseguire siano diversi. Il primo punta a trasformare l'antica pulsione secessionista in una fuga liberatoria verso i ricchi Länder tedeschi e a costruire, privo del pesante fardello meridionale, un "club" di sole regioni ricche. Il secondo tenta con crescente disperazione di restare abbarbicato ad uno stato unitario che di fatto da qualche lustro non esiste più.